Fa causa a Google e vince – La storia di Aaron Greenspan

Non ho una buona opinione di Google e Facebook. Monopolizzano il web ed i social network ed estraggono dati dai propri utenti in maniera aggressiva e poco etica. Ma la cosa che mi dà più fastidio è la loro pessima comunicazione con gli utenti: pur di risparmiare manodopera preferiscono inviare messaggi preconfezionati che non spiegano assolutamente nulla. Oggi ti racconto la storia di Aaron Greenspan, un uomo che nel 2007 fa causa a Google e vince.


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Cos’è AdSense? E’ il sistema che consente a Google di guadagnare soldi. Se hai un sito web molto visitato puoi decidere di mostrare ai visitatori i banner pubblicitari di Google, che vengono appunto forniti da AdSense. Il problema di AdSense è che Google a volte blocca gli account e sospende il pagamento dei ricavi pubblicitari ai propri inserzionisti senza fornire una spiegazione chiara del motivo. Immagina questo scenario:

  • Ho un account AdSense perfettamente funzionante
  • Da un giorno all’altro Google ti dice che l’account è stato disabilitato
  • Google non ti dà alcuna spiegazione del motivo della chiusura
  • Se fai appello ti viene risposto con un messaggio automatico preconfezionato
  • Contattare Google è praticamente impossibile
  • Google si trattiene il pagamento dei tuoi ricavi pubblicitari

Tu non andresti su tutte le furie? Aaron Greenspan, un blogger, si è ritrovato in una situazione simile nel 2007. Ha deciso di combattere (sebbene Google gli dovesse pagare solo 700 dollari) e ha fatto causa a Google. Il giudice gli ha dato ragione, ma purtroppo Google ha fatto appello riuscendo a ribaltare la decisione iniziale.

Ho sentito di altre situazioni simili accadute anche in Italia. Inserzionisti a cui Google deve corrispondere cifre altissime (centinaia di migliaia di euro) che non hanno nessuna speranza di recuperare: con quanto guadagna, Google può permettersi gli avvocati migliori sulla piazza. Se conosci l’inglese puoi leggere l’articolo completo a questo link: fa causa a Google e vince. A questa pagina trovi la seconda parte in cui Greenspan racconta di come ha perso l’appello. Cerchi alternative a Google? Sappi che ce ne sono diverse.


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