Il Garante blocca ChatGPT, uno dei chatbot (traducibile come “programma per conversare”) più avanzati disponibili online. La decisione del Garante della Privacy è stata presa a seguito di un’indagine sulla raccolta e l’elaborazione dei dati personali degli utenti da parte del noto servizio ChatGPT.
Secondo l’indagine del Garante, ChatGPT raccoglie ed utilizza le informazioni personali degli utenti in modo inappropriato, senza il loro consenso esplicito e senza informarli adeguatamente sui termini e le condizioni di utilizzo del servizio.
In particolare, ChatGPT utilizza un algoritmo di intelligenza artificiale per analizzare le conversazioni degli utenti e raccogliere informazioni come nome, indirizzo email, dati di contatto, interessi personali e informazioni sulle abitudini di navigazione. Questi dati vengono poi utilizzati per fini commerciali e di profilazione, senza il consenso degli utenti.
Il Garante blocca ChatGPT dall’Italia, dunque, per proteggere i diritti degli utenti e garantire il rispetto delle normative sulla privacy. Ma rappresenta anche una enorme seccatura per chi, come me, usa ChatGPT quasi quotidianamente per motivi di lavoro, visto che per molti oramai è diventato uno strumento fondamentale, quasi quanto lo è Google.
Per continuare ad utilizzare ChatGPT, è possibile utilizzare una VPN per far credere di essere connessi da un altro paese, come Francia o Germania, dove il servizio è ancora accessibile. Per farlo, devi sottoscrivere un abbonamento con un fornitore, scaricare sul tuo computer il “client” (un programma che attiva la connessione alla VPN), connetterti ad un server francese o tedesco e ricollegarti al sito di ChatGPT.